(1564/1642) |
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Ricerca realizzata da: Luigi Esposito, Mario Maglione, Alessandro Ranieri, Anna Sozio, Ferruccio Trombetti | |
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Biografia Nato a Pisa il 15 febbraio 1564 da Vincenzo Galilei, noto per i suoi studi di musica, e da Giulia Ammannati. Studiò a Pisa, dove occupò la cattedra di matematica dal 1589 al 1592. Passò poi allo Studio di Padova dove rimase fino al 1610. In questi anni compì
studi ed esperimenti di meccanica , costruì il termoscopio, ideò e costruì il compasso geometrico e militare, stendendo anche il trattato che ne descrive l'uso e le operazioni. Ottenne nel 1594 il brevetto per una macchina per alzare acqua. Inventò il microscopio, costruì il cannocchiale e compì le osservazioni che lo portarono alla scoperta dei satelliti di Giove. Nel 1610 fu nominato Primo Matematico dello Studio di Pisa e del Granduca di Toscana. Studiò Saturno, osservò le fasi di Venere. Nel 1611 andò a Roma. Fu ascritto all'Accademia dei Lincei e osservò le macchie solari. Iniziano dal 1612 le opposizioni alle teorie di Galileo che sosteneva, con Copernico, la mobilità della Terra; nel 1614, il Padre Tommaso Caccini denunciò, dal pulpito di S.Maria Novella, le opinioni di Galileo sul moto della Terra giudicandole erronee. Galileo si recò quindi a Roma per difendersi dalle accuse mosse, ma nel 1616 ricevè un'ammonizione del Cardinale Bellarmino e fu diffidato dal difendere l'astronomia copernicana perché contraria alla fede. Nel 1622 scrisse il Saggiatore che fu approvato e pubblicato nel 1623. Nel 1630 si recò ancora a Roma per sollecitare la licenza di stampa del Dialogo dei Massimi sistemi, stampato a Firenze nel 1632. Nell'ottobre del 1632 fu intimato a Galileo di presentarsi al Sant'Uffizio a Roma. Il tribunale emise una sentenza di condanna e costrinse Galileo all'abiura. Fu relegato in isolamento a Siena e finalmente, nel dicembre del 1633, gli fu concesso di ritirarsi nella sua villa di Arcetri, il Gioiello. Le sue condizioni divennero sempre più difficili: nel 1638 era ormai completamente cieco, privo del sostegno della figlia, Suor Maria Celeste morta nel 1634. Morì ad Arcetri l'8 gennaio del 1642.
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