Negli ultimi decenni del sec. XIX i principi dell'evoluzione di Darwin vengono applicati all'analisi dell'organizzazione sociale. Nelle scienze umane, l'evoluzione indica principalmente il processo che rende più complesso e articolato un sistema sociale. A. Comte in particolare, elabora l'idea di una legge dei tre stadi (teologico, metafisico, positivo), che sarebbero percorsi dalle comunità umane nella loro evoluzione. Il filosofo e sociologo positivista H. Spencer, teorico dell'evoluzionismo, sviluppa in maniera sistematica i principi dell'evoluzione biologica, che ritiene applicabili alla società, percepita come un esteso organismo vivente. Seppure in forme meno rigide, l'idea di un'evoluzione sociale retta da regole strutturalmente simili a quelle dell'evoluzione fisica e biologica, traspare in studiosi più recenti. Autori come L. H. Morgan ed E. B. Tylor descrivono stadi di sviluppo delle comunità umane come prodotto di eventi ed esperienze collettive maturati in fasi temporali antecedenti, ma in qualche modo inscrivibili entro definite linee di tendenza. Nelle ricerche contemporanee – che hanno sottoposto a severa critica ogni illusione meccanicistica e ogni concezione banalmente lineare dell'evoluzione umana – si confrontano due indirizzi: quello che sostiene la tesi dell'evoluzione multilineare (ogni cultura produce da sé modelli e sequenze sociali), e la cosiddetta teoria universale, che sostiene l'opportunità di indagare la cultura umana nel suo insieme, fuori da anguste logiche comparative.