C
A O S
"Chaos
is a name for any order that produces confusion in our minds"
"Caos
è un nome per ogni condizione che produce confusione nelle nostre menti"
George
Santayana
"Una
goccia d'acqua che si spande nell'acqua, le fluttuazioni delle popolazioni
animali, la linea frastagliata
di una costa, i ritmi della fibrillazione cardiaca, l'evoluzione delle
condizioni meteorologiche,
la forma delle nubi, la grande macchia rossa di Giove, gli errori dei computer,
le oscillazioni
dei prezzi Sono fenomeni apparentemente assai diversi, che possono suscitare la
curiosità di
un bambino o impegnare per anni uno studioso, con un solo tratto in comune: per
la scienza tradizionale,
appartengono al regno dell'informe, dell'imprevedibile, dell'irregolare. In una
parola al caos.
Ma da due decenni, scienziati di diverse discipline stanno scoprendo che dietro
il caos c'è in realtà
un ordine nascosto, che dà origine a fenomeni estremamente complessi a partire
da regole molto
semplici."
(J.Gleick,
pioniere di una nuova scienza, Chaos)
In geometria
la linearità è riferita agli oggetti euclidei: i punti, le linee e i piani,
ossia a tutti quegli elementi geometrici primitivi come il triangolo, il quadrato e il cerchio che appaiono
uguali, indipendentemente
dalla scala di riferimento. La teoria del caos, ovviamente, è a tutti gli
effetti una scienza
non lineare in quanto non si basa come del resto anche i modelli matematici e la
geometria frattale,
sui postulati euclidei. In altre parole si può affermare che la linearità è
riferita alla semplicità dell'ordine,
mentre la non linearità alla complessità del caos. Quest'ultima ha avuto negli
ultimi decenni
un'applicazione nel campo della matematica, della fisica, della biologia,
dell'economia, della medicina
ed anche nel campo artistico in generale ed architettonico in particolare. Il
fulcro su cui è
basata
la visione di aspetti prima trascurati, non retti da leggi note e regolati da
fattori apparentemente
non prevedibili, è il fattore stocastico proprio dei sistemi dinamici
complessi. Nella
scienza classica, il caos era per definizione ,assenza di ordine. Oggi è
considerato una dimensione
retta da leggi non definibili, infatti, il concetto di disordine è inteso come
complessità.
La
teoria del caos è nata quando la scienza classica non aveva più mezzi per
spiegare gli aspetti
irregolari
e incostanti della natura; è innanzitutto una teoria scientifica, nata su
sperimentazioni
fisiche,
biologiche, matematiche, socio-economiche, che ha cambiato l'aspetto del mondo e
che in un
secondo tempo è stata sintetizzata nelle arti espressive, facendo la sua
apparizione nello studio di
fenomeni
meteorologici.
Nell'affermazione
di
George Santayana si conferma
che
il caos, questo punto, non può più essere visto come casualità e totale
mancanza di ordine, ma
unicamente,
come un ordine così complesso da sfuggire alla percezione e alla comprensione
umana; un
ordine
con una logica stocastica e inestricabile dove le regole dell'antica idea di
armonia platonica non
siano
più riscontrabili.
Di
conseguenza, i sistemi caotici non possono più essere interpretati
esclusivamente come
imprevedibili
anche se irregolari E' fondamentale sottolineare che il caos non è sinonimo di
caso (curiosamente
suo anagramma) come la logica potrebbe indurre a pensare e non si può parlare
di completo
disordine, in quanto i sistemi caotici, alla luce delle nuove scoperte della
teoria del caos,
sono
sistemi dinamici sempre prevedibili a breve termine e, quindi, riconducibili ad
una logica nuova
più
o meno complessa. Si può, dunque, paradossalmente affermare, in base a precise scoperte
scientifiche,
che nel caos c'è ordine.
A
dimostrazione della caoticità della nostra realtà possiamo avvalerci di due
argomentazioni che, quanto mai, ci sono vicine e ci circondano ogni giorno: il
numero p e la
geometria frattale.
p
è un numero che in realtà non esiste, quantunque ricorra molto spesso
nella geometria e nella matematica. Ad esempio nel
calcolare gli angoli in radianti, gli uomini scoprirono che la misura
dell'angolo piatto era uguale a p. Tale scoperta
portò a dei grandi sconvolgimenti. Come poteva p ,
un numero trascendentale, non proveniente da nessuna equazione a coefficiente
reale, ed avente un numero infinito di cifre decimali, essere la grandezza di un
ente geometrico de sempre considerato finito?
Per
quanto riguarda un frattale
la definizione più semplice e intuitiva lo descrive come una figura
geometrica in cui un motivo identico si ripete su scala continuamente ridotta.
Questo significa che ingrandendo la figura si otterranno forme ricorrenti e ad
ogni ingrandimento essa rivelerà nuovi dettagli. Contrariamente a qualsiasi
altra figura geometrica un frattale invece di perdere dettaglio quando è
ingrandito, si arricchisce di nuovi particolari.
La
Realtà che ci circonda, dunque, non è quella che crediamo che sia.
Questo
da origine alla crisi dell'uomo che ha caratterizzato tutto il XX sec. e che
viviamo tuttora.
Cimentarsi
nella ricerca di una definizione esauriente dei fermenti del nostro tempo appare
un'impresa
quanto mai rischiosa e, sotto parecchi aspetti, sterile.
La
storia del pensiero scientifico e filosofico contemporaneo è infatti segnata,
come abbiamo visto, già a partire dalla fine del
XIX secolo dalla progressiva presa di coscienza di un lento ma inesorabile
dileguarsi delle certezze, dei
fondamenti teorici e pratici del sapere. Uno alla volta, tutte le categorie del
pensare e dell'agire
scientifico
e filosofico, idee e concetti ritenuti immutabili come il tempo, lo spazio, il
rapporto tra
cause
ed effetto, sono stati messi alla prova.
Assunta
consapevolezza di ciò, su un piano più teorico ed intellettuale si è ritenuto
che una delle
possibili
linee di azione fosse, da un lato, quella di trovare nuove risposte, più
adeguate al tempo che
stiamo
vivendo, agli interrogativi classici della filosofia, intesa ancora come sguardo
critico sul
mondo;
dall'altro, si è cercato di costruire un'immagine il più possibile confortante
del lavoro e delle
prospettive
della scienza, la quale ha mantenuto la speranza di continuare a ricoprire il
ruolo
ereditato
dal tempo di Newton e Galileo, di fare illuminante dell'esistenza umana. Su un
piano meno
astratto,
la crisi che caratterizza il nostro secolo è però una crisi di tipo
esistenziale, profonda e
diffusa
a livello globale; nessun aspetto della nostra vita ne è immune, a partire da
questioni come la
salute,
i mezzi di sussistenza, la qualità dell'ambiente e dei rapporti sociali, l'economia, la tecnologia.
Si
è sviluppata insomma la coscienza di una serie impressionante di emergenze, che
coinvolgono
l'umanità,
a tutti i livelli in un tentativo di ricerca di nuove soluzioni. L'immagine
stessa della filosofia
e
della scienza ne risulta quindi modificata: il sapere ereditato dall'età
moderna, per poter
sopravvivere,
deve mettere in discussione uno dopo l'altro tutti i suoi fondamenti, ma
soprattutto
deve
scoprirsi ancora capace di calarsi nella vita reale, e rispondere alle domande
sempre più
pressanti
che essa gli pone.
"…Erano
uomini di scienza operanti in molti campi diversi. In comune avevano la
convinzione che sotto
la complessità del mondo si celasse un ordine precedentemente sfuggito alla
scienza, ma che sarebbe
stato svelato dalla teoria del caos conosciuto adesso come teoria della
complessità…I
sistemi
complessi tendono a situarsi in un punto che
definiremo "il margine del
caos". Immaginiamo questo
punto come un luogo in cui vi è sufficiente innovazione da dare vitalità al
sistema, sufficiente
stabilità
da impedirgli di precipitare nell’anarchia. E' una zona di conflitto e di
scompiglio dove
vecchio
e nuovo si scontrano in continuazione……."
(Michael
Crichton, Il mondo perduto)
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