Relatività

Descrizione: https://www.cinquecosebelle.it/wp-content/uploads/2014/08/persistenza.jpg 

La persistenza della memoria – Salvator Dalì - Museum of Modern Art- New York

 

Dalì aveva appena finito di dipingere.

Si stava riposando, seduto su di uno sgabello, rimirando il quadro.

«Bello, mi è venuto proprio bene! Mi piace, lo chiamerò La persistenza della memoria»  disse alla moglie Gala, che, come una vestale, difendeva la tranquillità di quell’uomo istrionico e difficile, aiutandolo a filtrare l’invadenza degli ammiratori, per permettergli di lavorare in pace.

Ma con uno scatto deciso, un uomo entrò nello studio del Maestro, eludendo per un attimo l’attenta vigilanza  di Gala.

«Mi scusi, Maestro, se m’intrometto in un ambito che potrebbe sembrare non appartenermi, ma il nome del quadro dovrebbe essere più preciso: è proprio la rappresentazione visiva della dilatazione del tempo, un aspetto relativistico, che, questo sì, mi compete.» così dicendo, l’uomo si dispose davanti al quadro, osservandolo con attenzione in ogni dettaglio.

«Ma si può sapere lei che è! Come si permette di dare dei consigli a me! Io sono Salvator Dalì, il Maestro! Nessuno ha avuto impudenza maggiore! Se ne vada!»

«Guardi che anch’io, in quanto a titoli, non scherzo! Se lei è Maestro, io sono Professore. Ahahah!

Ho voluto fare una battuta! Sono molto spiritoso e ironico, chi mi conosce lo sa.

Insomma, io sono il Professore Albert Einstein, il padre della relatività!»

Il Professore si aspettava di essere riconosciuto, per il suo valore accademico e per i suoi studi, ma Dalì, per niente impressionato, continuava a guardarlo con occhi furiosi: «Caro Professore, lei sarà pure il padre di questa, non meglio qualificata, relatività, ma il quadro è mio e lo chiamo come mi pare!»

«Faccia pure, Maestro, se crede, ma forse le piacerebbe sapere che il suo quadro potrebbe essere il vessillo di un aspetto della relatività, la dilatazione del tempo, appunto, che lei così sapientemente ha dipinto».

L’adulazione è un’arma invincibile con gli artisti, e Einstein si sentiva un po’ artista anche lui, per lo meno nello spirito, anche se effettivamente suonava il violino, con passione, ma non con risultati adeguati a tale impegno. Si compiaceva di annoverarsi in tale categoria, per la sua grande  fantasia, la capacità di immaginare situazioni, abilità che si erano rivelate indispensabili anche nel suo lavoro di scienziato. Quindi, conoscendo le debolezze umane, ne approfittò, continuando:

«Lei, che così sapientemente ha demolito il concetto di tempo assoluto, con i suoi orologi che, come stanchi di una corsa incessante, si lasciano scivolare, spossati e deformi, dai rami e dai tavoli, non immagina nemmeno quanto sia  vicino al concetto di tempo relativistico.

Se mi permette, glielo spiego in due parole»

 Il Professore si era spinto, forse,  un po’ troppo in là, confidando nella sua capacità di sintesi e soprattutto nella sua chiarezza espositiva.

A questo punto Dalì cambiò atteggiamento, perché, oltre ad essere vanesio, era anche molto curioso, e il discorso del professore aveva creato in lui una certa aspettativa, voleva proprio vedere come andava a finire quella storia: «Va bene, Professore, cominci pure, ma mi raccomando, con parole semplici!»

 Il Maestro si trovava a disagio nei panni dell’alunno.

«Non si preoccupi, tutti mi chiamano “Chiarissimo Professore” ! Ahahah! Un’altra battuta!»

«Professore! Cominciamo male! La vuole smettere con queste spiritosaggini!» il Maestro si stava innervosendo.

«Va bene, torno serio! Cominciamo: deve sapere che, quando un corpo si muove a velocità vicine a quella della luce, il tempo si dilata, ossia il suo orologio rallenta, e  più ci avviciniamo alla velocità della luce, più l’effetto sul tempo è evidente.

Solo che le astronavi, o i missili, che costruiamo sulla Terra, possono raggiungere solo una piccolissima parte di tale velocità, per cui l’effetto relativistico, che comunque c’è, è irrilevante.

Per spiegarle meglio, voglio fare con lei un esperimento mentale: supponiamo che ci siano due gemelli, uno, astronauta, l’altro, professore, abitanti di un mondo molto evoluto, dove si possano costruire navicelle spaziali che raggiungano velocità vicine a quella della luce.

Il gemello astronauta parte per un viaggio interstellare, raggiunge la meta e ritorna indietro, mentre il suo gemello resta in attesa sulla Terra. Per l’astronauta saranno passati solo pochi anni, per il gemello sulla Terra, invece, molti di più e si ritroverà vecchio davanti all’altro ancora giovane e scattante. Vedete che viaggiare fa bene alla salute ? Scherzo! Ma è proprio così: il tempo, a velocità vicine a quella della luce, si dilata, rallenta, l’orologio corre più lentamente. Addirittura alla velocità della luce si fermerebbe. Ecco perché nessun oggetto può viaggiare a quella velocità!» Solo la luce!» il Professore è molto soddisfatto.

Un po’ meno il Maestro: «Professore, lei mi ha raccontato una bella favola, mi parla di esperimenti mentali, ma chi mi assicura che sia tutto vero?»

«Ha ragione, mio caro Maestro! Occorrono delle prove, ed ora gliene illustrerò una, quella che, a mio parere, è la più semplice!

Deve sapere che nei raggi cosmici, nello spazio profondo, vi sono delle particelle elementari, i muoni, che attraversando l’atmosfera decadono, ossia si trasformano in un elettrone ed una coppia di neutrini, che sono particelle senza massa. Il tempo di decadimento è piccolissimo, quindi in teoria sulla Terra ne dovrebbero arrivare pochissimi, prima di trasformarsi, invece il numero di muoni che raggiunge la Terra ogni secondo è notevole.

Cosa ha permesso ai muoni di arrivare sulla terra prima di trasformarsi?

La dilatazione del tempo!

Siccome essi viaggiano a velocità vicine a quella della luce, il loro tempo rallenta, e permette loro di arrivare a terra prima del decadimento. Senza parlare della contrazione dello spazio! Ma questo è un altro discorso che Le farò un’altra volta».

«Caspita! Ma allora è vero! Noi non siamo in grado di percepire la dilatazione del tempo, solo perché gli effetti relativistici sono infinitesimali, perché troppo piccole sono le nostre velocità, ma in un futuro… chissà! Vero Professore?» ora Dalì è conquistato dalla teoria della relatività e dal Professore.

«Certo, nessuno vede nel futuro, per adesso accontentiamoci di capire il nostro presente!»

 Il Professore, con un inchino d’altri tempi a Gala, muta presenza alle loro spalle, e un abbraccio al Maestro, si allontanò da quella casa, svagato come sempre:  la sua mente aveva già ripreso a rincorrere i grandi misteri della fisica ancora insoluti.

 

 

 

 

 

 

 

{\displaystyle \gamma ^{-1}={\sqrt {1-{\frac {v^{2}}{c^{2}}}}}=0,6}