Mi dai torto anche quando ti do ragione.
«Mi dai torto anche quando ti do ragione!», la frase mi è uscita spontanea, durante un litigio.
Mi sono accorta, solo dopo averlo detto, che sembra una battuta teatrale, di quelle che strappano una risata divertita alle donne nelle sale buie di un teatro, quando a recitare sul palcoscenico è una di quelle attrici veramente brave, che ci sono oggi, e che sempre più difficilmente si vedono. Oggi calcano le scene sedicenti attrici, ragazze che, avendo una certa notorietà, possono essere di richiamo per il teatro e una manna per il botteghino.
Mi piace il teatro, immedesimarmi nelle situazioni descritte nei monologhi di alcune attrici brave e intelligenti. Ma questa è un’altra storia.
L’ironia è un’arma che adopero facilmente con mia soddisfazione e imbarazzante disagio da parte del mio compagno di viaggio: mio marito. Tanti anni insieme e non riusciamo ancora a smussare gli angoli. Ma quali angoli! Mi sento una sfera, e non solo in senso metaforico, a furia di far scivolare tante cose addosso per forza d’inerzia, per pigrizia, per stanchezza, per vigliaccheria, ma soprattutto per amor di pace.
Il nostro rapporto è sempre stato caratterizzato da una buona dose di litigiosità puntigliosa. Lui dice che non mollo mai l’osso, una volta addentato, eppure non mi sento particolarmente carnivora.
In realtà a lui dà fastidio darmi ragione, a me innervosisce dargli torto!
Vorrei che non avesse le debolezze caratteriali che ha e che denotano una fragilità che lui nasconde dietro un’aggressività di difesa, che mi indispone. Odio fare i cosiddetti giochetti che mi permetterebbero di ottenere, senza litigare, quello che voglio, solo facendogli credere che sia stato lui a decidere ed arrivare alle mie conclusioni, dimenticando che sono le mie!
Trovo il tutto una mancanza di rispetto nei suoi confronti, cosa che, oltretutto, lui non capisce, visto che preferirebbe decisamente un mio comportamento diverso, anche se falso, basta che non sia troppo evidente! Difficilissimo vivere insieme: lo scontro quasi quotidiano è, come dire, fisiologico. Quando non litighiamo è perché non sto bene: allora si depongono le armi, diventa una persona affettuosa e disponibile, anche se sempre burbera e brontolona, e cambia tono.
Il tono è fondamentale!
Glielo dico sempre, ma non mi sente, non ce la fa a modificare questo lato del suo carattere. In realtà è lui che “mozzica” sempre, appena una cosa gli va storta, e sono tante. Lo fa spesso e con tutti.
Se capisse quanto questa aggressività nasconda la consapevolezza di non essere all’altezza delle situazioni, forse la smetterebbe. Ma dovrebbe analizzare il suo comportamento. E agli uomini non piace assolutamente farlo. Hanno quasi paura, anzi decisamente paura, di guardarsi dentro, chissà cosa credono di trovare poi! Insicurezze, fragilità, debolezze? E allora? Cosa ci sarebbe di male se diventassero un po’ più umili da accettare una spalla, una stampella su cui appoggiarsi qualche volta?
Ma questo è un atavico retaggio, che resta dentro come un nocciolo duro, e noi donne cominciamo ad essere stanche, almeno io lo sono.
Dobbiamo spiegare sempre tutto perché capiscano solo qualcosa di noi.
Ma poi, perché questo sforzo instancabile e ostinato di spiegare, analizzare?
Gli uomini sono a disagio con la frequentazione di questo tipo di esercizio, si sentono minacciati. Quindi … fatica sprecata. Eppure continuiamo, non possiamo esimerci dal farlo, con estenuanti discussioni e…. pessimi risultati.