La Cinquecento di Oriana Pagliarone
La Cinquecento è stata la mia prima automobile. Anzi l’unica, perché le altre, quelle comprate dopo il matrimonio, sono state auto di famiglia, usate soprattutto da mio marito e da mio figlio, quando stava ancora con noi.
Regalata da mio padre per i miei diciotto anni, è stata, per me, sinonimo di autonomia, libertà, indipendenza.
Pur continuando a vivere in casa con i miei, quella macchinetta mi dava la consapevolezza che qualcosa stava cambiando nella mia vita: tra pochi mesi avrei cominciato l’università, stavo crescendo, quel regalo rappresentava l’inizio di un nuovo percorso.
Era piccola, non come le Cinquecento di adesso, che di simile a quelle del 67’ hanno solo il nome, maneggevole, non facilissima da guidare, però: per scalare le marce bisognava fare la cosiddetta “debraiata”, un colpo di acceleratore prima di inserire la marcia inferiore. Io avevo subito imparato e non mi capitava mai di “grattare”. La Cinquecento non aveva le marce sincronizzate.
Aveva, in compenso, il tetto apribile con un’improbabile capote di tela, certo non l’ideale in fatto di sicurezza, infatti spesso si vedevano in giro Cinquecento con grossi cerotti neri sul tettuccio a coprire squarci fatti da malintenzionati che avevano usato questo semplice metodo per entrare dentro e prendere l’autoradio, unico accessorio in voga a quei tempi.
L’autoradio dava un tocco d’intimità a quel piccolo abitacolo: una romantica canzone uscita da quell’apparecchio rendeva l’interno dell’auto il luogo ideale dove scambiarsi i primi baci, le prime tenerezze.
Con la Cinquecento, nel corso degli anni, sono andata all’università tutti i giorni, a fare piccole gite fuori porta, ogni tanto, persino il viaggio di nozze, Orlando ed io, l’abbiamo fatto con l’infaticabile automobile.
Quando ho cominciato ad insegnare, avendo sedi disagiate, all’inizio della carriera, l’auto è stata indispensabile per gli spostamenti da una succursale all’altra.
Mia fedele compagna, l’ho difesa anche da un tentativo di furto: stavo tornando da una riunione a scuola, finita per fortuna alquanto presto, e ho trovato una chiava falsa infilata nella serratura della portiera, un minuto dopo e avrei perso la mia macchinetta. Certo è stato un colpo di fortuna che quella riunione fosse durata poco, altrimenti…
Anno dopo anno, gli acciacchi aumentavano, sia nel motore che nella carrozzeria, persino un colpo di pistola, intercettato dalla carrozzeria durante una sosta in strada, di cui mi sono accorta con sorpresa al mio ritorno da compere fatte in zona. Ma instancabile ha fatto sempre il suo dovere.
Alla fine, però, anche per lei è arrivato il momento della demolizione.
Mi sono conservata la targa: NA 466496. E non ho più voluto un’auto solo per me.